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L'assegno divorzile

Mi sono separata da mio marito qualche anno fa. Il giudice mi ha riconosciuto un buon assegno. Ora mio marito chiede il divorzio. Rischio di perdere l'assegno?

Anche nel contesto del divorzio la legge riconosce al coniuge che non ha mezzi adeguati la possibilità di ricevere un assegno periodico.

Posso allora stare tranquilla? Il mio assegno verrà confermato?

Non è detto. I presupposti e i criteri di determinazione dell'assegno divorzile sono diversi da quelli fissati dalla legge per l'assegno di mantenimento durante il periodo di separazione

Perché?

Durante la separazione le parti sono ancora coniugi e quindi sono ancora legate dal vincolo di assistenza reciproca che caratterizza il matrimonio. Con il divorzio, invece, il vincolo matrimoniale si scioglie e il legame assistenziale si affievolisce.

Però io ho rinunciato alla mia carriera perché mio marito mi ha convinta a dedicarmi ai nostri figli. Lui invece si è dedicato anima e corpo al lavoro. Mi diceva che era per il nostro futuro. Ora guadagna molto e ha molti risparmi. Io ho un modesto stipendio e non ho nulla. Possibile che, ora che mi ha lasciato per un'altra donna, non mi debba dare nulla?

Non sarei così pessimista. La Cassazione...

Si ho letto che la Cassazione ha detto che non ho più diritto al tenore di vita coniugale. E' per questo che sono preoccupata.

Ha letto bene, ma la questione è un po' più complicata. Effettivamente nel 2017 la Cassazione, cambiando l'orientamento che aveva seguito per più di un quarto di secolo, aveva affermato che l'assegno divorzile può essere riconosciuto solo all'ex coniuge che non ha redditi che consentano una autosufficienza dignitosa. Effettivamente sulla base di quella sentenza, considerando che lei ha comunque uno stipendio discreto, difficilmente avrebbe ottenuto un assegno divorzile. Poi però le cose sono cambiate.

Meno male. Perché con tutti i sacrifici che ho fatto per la famiglia e per crescere i nostri figli...

Appunto. Nel 2018 è intervenuta nuovamente la Cassazione, questa volta a Sezioni Unite, quindi con una sentenza il cui orientamento è, in un certo senso, vincolante per le decisioni successive della stessa Cassazione. La Cassazione ha attribuito valore proprio all'entità dei sacrifici che il coniuge debole ha fatto durante il matrimonio: maggiori sono questi sacrifici e maggiore è la durata del matrimonio, maggiore è il diritto del coniuge debole a percepire un assegno divorzile che riequilibri i redditi dei coniugi dopo il divorzio.

Io e mio marito lavoravamo nella stessa azienda quando ci siamo sposati, io era anche più brava di lui e posso dire con orgoglio che avrei fatto carriera. Poi sono nati i bambini e abbiamo scelto che chiedessi il part-time. Le mie prospettive sono finite quel giorno. Lui invece è andato avanti. 

Proprio questa è la logica della sentenza della Cassazione del 2018. Il giudice deve valutare quali conseguenze abbia avuto l'impegno di un coniuge a favore delle esigenze della famiglia. L'assegno divorzile deve essere determinato in modo da compensare la parte debole per tali effetti negativi.

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