Avv. Prof. Carlo Rimini Law Firm
L’esame di diritto privato non ha una buona fama fra gli studenti. Tutti dicono che è una prova dura; molti dicono che è una materia noiosa; alcuni manifestano un’aperta ostilità affermando che si tratta di una materia inutile. Sono d’accordo sul fatto che, nella vita, ci sono molte cose più divertenti e stimolanti che studiare il diritto privato. Bisogna però farsene una ragione!
Voglio allora dare a tutti alcuni consigli che ritengo utili prima di iniziare a studiare.
Innanzitutto diffidate da coloro che vi dicono che il diritto privato è un insieme di norme da studiare a memoria. Il diritto privato comprende le regole che disciplinano i comportamenti che devono tenere le persone nei loro reciproci rapporti. E’ costituito dalle norme che definiscono i diritti e i doveri di ogni persona nei confronti delle altre.
I rapporti giuridici fra le persone sono complessi e articolati: un sistema normativo che si propone di disciplinarli deve perciò necessariamente essere retto da una logica, da un ordine quasi geometrico. Il nostro diritto privato è il frutto di una lenta e continua evoluzione durata oltre duemila anni. Il risultato è una struttura imponente che è impossibile conoscere in modo completo in ogni dettaglio; ma è relativamente agevole individuarne le linee portanti. Ciò che si chiede in primo luogo allo studente è di comprendere la logica del sistema e di apprendere le regole fondamentali.
Forse una metafora può aiutare ad evitare un grave errore di metodo nello studio del diritto privato. Immaginate una persona che voglia imparare a muoversi attraverso le vie di una città che non conosce. Immaginate che egli segua questo metodo: prendere l’ordine alfabetico delle vie e imparare a memoria il percorso da seguire per raggiungere ciascuna di esse a partire dalla piazza del municipio. Sarebbe uno sforzo immane, del tutto inutile. Qualunque persona sensata seguirà un metodo ben diverso: si procurerà la mappa della città ed inizierà ad individuare i quartieri, cercherà poi le strade principali che conducono da un quartiere all’altro; forse cercherà di capire la struttura fondamentale dell’impianto urbanistico, magari connessa alle vicende storiche della città. Solo dopo questa prima fase analizzerà ogni singola zona più nel dettaglio, partendo dalle zone centrali o da quelle in cui pensa di doversi recare con maggiore frequenza; sempre, girando per le strade della città, porterà con sé la mappa.
Spesso gli studenti di diritto privato fanno come colui che studia lo stradario a memoria: fanno uno sforzo immane per memorizzare nozioni del tutto inutili e rifiutano con tenacia di comprendere la logica del sistema e di utilizzare lo strumento del codice civile come una mappa per conoscere il diritto privato.
La comprensione della logica di fondo del sistema e del fondamento razionale di ogni norma rende il più delle volte superfluo qualunque sforzo di memorizzazione.
Sulla base di queste premesse possiamo cercare di elaborare una sorta di decalogo per la preparazione dell’esame di diritto privato.
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Mai allo studente verrà chiesto di ripetere a memoria il testo di una norma.
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Mai allo studente verrà chiesto di dire quale articolo del codice contiene una data norma.
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Sempre allo studente sarà consentito di utilizzare il codice durante l’esame.
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E’ considerata una grave lacuna non sapere ritrovare nel codice le norme relative all’argomento oggetto dell’esame.
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E’ considerata una grave lacuna non sapere in quale ordine le materie sono trattate nel codice.
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E’ indispensabile essere in grado di applicare una regola ad un problema pratico.
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Lo studente deve essere in grado di definire con precisione le nozioni su cui viene interrogato (la precisione nelle definizioni è importante come lo è, ad esempio, nello studio della geometria).
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Lo studente deve essere sempre in grado di chiarire con un esempio la questione che ha esposto in modo teorico.
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La proprietà di linguaggio è un elemento importante nella valutazione.
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Lo studente deve sempre interrogarsi sul fondamento razionale delle norme, cioè sulla ragione che ne giustifica l’esistenza all’interno del sistema.
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Buon lavoro.
Carlo Rimini